FRANCA BERNARDI | FEDERICA ZIANNI

Fluttuazioni
Opening 27 maggio 2019 ore 19.00 | Borghini Arte Contemporanea | Roma
Dal 27 maggio al 22 giugno 2019
Venerdì 27 maggio la galleria Borghini Arte Contemporanea inaugura la doppia personale Fluttuazioni di Franca Bernardi curata da Ivana D’Agostino, con un commento di Fabrizio Crisafulli, e Federica Zianni curata da Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci. Le due artiste con linguaggi diversi, usano il gesto artistico come mezzo per mostrare quanto la mutevolezza e la variabilità non debbano essere necessariamente espressi da materiali fluidi e morbidi, ma dall’operazione estetica in sé, che muove verso nuove prospettive di forme, luce, riflessi e trasparenze. La luce, nel rimbalzare dalla materia all’osservatore, diventa il mediatore della fluttuazione donando la percezione di elementi sospesi e leggeri.
I materiali scelti da Franca Bernardi permettono alle sue opere di entrare nell’astrazione completa, e sono percepite dall’occhio lentamente, tramite la trasparenza e la leggerezza. L’attenzione, poi, è attirata verso un’esperienza estetica più forte, fatta di colore e superfici graffiate dalla mano dell’artista.
Da una parte, quindi, le scatole trasparenti dell’artista: contenitori di segni luminosi con minimi accenti di colore fluorescente che sembrano non poggiare su una superficie, ma fluttuare nello spazio e l’involucro stesso pare scomparire evanescente ed elegante. Dunque, cosa vede l’osservatore? “È il campo dell’immediato visibile, schermo e filtro, opaco e trasparente insieme, seduttivo e superficiale, ambito della percezione apparente, grado epidermico della conoscenza. Tuttavia, a guardar bene, una faglia, come un improvviso scratch, genera una lieve sconnessione della visione bidimensionale che, inaspettatamente lacerata, si lascia superare, consentendo che l’oltre si profili dietro, ed eccolo lì appena distante, solo intravedibile, sul fondo.” (Francesca Capriccioli)
Allo stesso tempo, Franca Bernardi colpisce con le sue opere in plexiglass caratterizzate da puro colore e da forme autosufficienti a tal punto che non hanno bisogno di cornici, né che siano sorrette da un sostegno visibile. La mutevolezza del colore è svelata dal materiale che riflette una “Luce che arriva, gettata sull’incertezza, a illuminare la scena inquieta di giorni imperfetti, ma che alimenta, anche, il fuoco della bramosia di perfezione. / Per suo tramite ci si addestra al precario sentire della vita. – impressione momentanea, mutevole, cangiante apparenza, – e tuttavia proprio per essa risuona l’eco di un’alta verità lontana.” (Antonio Capaccio)
Diverse sono le opere di Federica Zianni, che non evocano levità attraverso i materiali, ma attraverso le forme e il loro movimento. “Il movimento nelle sculture di Federica Zianni è fluido, costante, precisamente indirizzato ma pur sempre continuato all’occhio dello spettatore, fluttuante e dunque idealmente infinito: tale completezza ha ragione d’essere soltanto nel raggiungimento di un equilibrio, e quindi col perfetto bilanciamento tra pesantezza e leggerezza.” (Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci)
L’azione dell’artista è incentrata, pertanto, sulla duplicità del peso della materia e la soavità della forma, in una concezione quasi aristotelica dove materia e forma sono potenza e atto: nell’infinita progressione del divenire, ogni atto diviene potenza in vista dell’atto successivo. Così, ad esempio, l’installazione luminosa di Federica Zianni ci racconta un percorso nel tempo in cui le azioni compiute provocano conseguenze imprevedibili sul futuro. Sensazioni di incertezza suscitate anche dalla scultura che rievoca quella proverbiale spada che, sorretta solo da un crine di cavallo, come narra la leggenda, pende fatalmente sulla testa di Damocle. I lavori dell’artista, dunque, si collocano all’interno dello spazio-tempo mostrando le oscillazioni del cambiamento e dell’irrequietudine del vivere, ma con il silenzio e la calma dell’apparente stasi della scultura che, invece, comunica attraverso il movimento di forme fluttuanti. Le sue opere “[…] sembrano vive, ma se ne stanno come a meditare, ad aspettare il momento giusto per agire, rispettando e godendo del silenzio magico dei luoghi in cui si trovano. Spesso non hanno gli occhi né la bocca, ma ascoltano, accolgono forme e pensieri: respirano.” (Mira Carboni)